23-11-2016

Pubblicità e gioco problematico

Pubblicità e gioco problematico Negli ultimi anni si è scatenato un ampio dibattito sul ruolo della pubblicità nel favorire l’incremento del gioco d’azzardo e come fattore scatenante del gioco problematico. A livello teorico, chi studia il problema sostiene che l’esposizione alla pubblicità può avere un effetto positivo o negativo sul comportamento di gioco: infatti, se la pubblicità può indurre a imbarcarsi in attività di gioco o a aumentare l’attività di gioco, è anche possibile che una eccessiva presenza del gambling nei media finisca per provocare una reazione contraria del consumatore, che potrebbe percepire un tentativo di manipolazione nei suoi confronti (Binde 2009). Partendo da tale presupposto, Griffiths (2016) propone una breve rassegna della letteratura internazionale per dare risposta all’interrogativo: L’evidente aumento della pubblicizzazione del gioco ha effetti sulla frequenza e l’intensità di gioco e sul gioco problematico?
Coloro che si oppongono alla diffusione del gioco d’azzardo (associazioni, amministratori locali e altri gruppi di pressione) sostengono che la crescente pubblicizzazione abbia avuto un peso determinante nella accettazione culturale dell’azzardo. L’accusa mossa è di ricorrere a immagini accattivanti e a personaggi popolari per lasciare intendere che chiunque abbia la possibilità concreta di cambiare la propria vita con una vincita milionaria, in modo da poter così sfruttare, a fini promozionali e commerciali, la delicata situazione economica delle persone più in difficoltà.
Per garantire la maggiore correttezza possibile dei messaggi promozionali legati al gioco, molti paesi (Italia compresa), pur riconoscendo la legittimità per l’industria del settore di promuovere i propri prodotti, si stanno dotando di normative e codici di condotta in materia, secondo cui la pubblicità relativa al gambling dovrebbe contemperare la ricerca del profitto con i principi della responsabilità sociale. In particolare, l’industria del gioco non dovrebbe sfruttare in alcun modo la suscettibilità, le aspirazioni, l’inesperienza e le scarse conoscenze delle persone vulnerabili e dei minori di 18 anni.
Ciò considerato, il corpus delle ricerche che si sono concentrate sulla relazione tra pubblicità e gioco problematico presentano poche evidenze, e non sempre solide.  La plausibilità teorica che vi sia un impatto dei messaggi promozionali sul comportamento di gioco viene empiricamente confermata in riferimento a specifiche categorie a rischio. In particolare, l’effetto nocivo della pubblicità, quando si riscontra, non riguarda la popolazione generale o i giocatori sociali, ma si manifesta nei confronti degli adolescenti e di quei soggetti che già hanno sviluppato comportamenti di gioco eccessivo (Binde 2014). 
 
Fonte: Griffiths M.D. (2016), “Gambling advertising, responsible gambling, and problem gambling: a brief overview”, CGi: Casino & Gaming International.