Le patologie degli adolescenti sovraesposti a internet

Il fatto di accedere a una serie di applicazioni social sconosciute ai genitori - sottolinea l’Osservatorio - permette ai ragazzi di essere meno controllati e più propensi al rischio, favorendo comportamenti come il sexting (invio di testi o immagini sessualmente esplicite tramite internet o telefono cellulare), il cyberbullismo e la diffusione di materiale privato e sensibile in rete. Uno dei dati più allarmanti è che il 14% degli adolescenti ha anche un profilo fasullo, risultando quindi non controllabile dai genitori e nel contempo facile preda della rete del grooming (adescamento di minori online). Inoltre, sei adolescenti su dieci dichiarano di non poter più fare a meno di WhatsApp: il 99% (e ben il 96% dei preadolescenti) lo utilizza ogni giorno e il 70% chatta in maniera compulsiva.
Quali sono gli effetti dell’iperconnessione? Il vamping, ossia il trascorrere numerose ore notturne sui social media, sembra diventata una vera e propria abitudine tanto che sei adolescenti su dieci dichiarano di rimanere spesso svegli fino all’alba a chattare, parlare e giocare. Una tendenza che accomuna moltissimi ragazzi è di tenere a portata di mano il telefono quasi tutto il giorno, con un 15% che si sveglia di notte per leggere le notifiche e i messaggi: il timore è di restar tagliati fuori, altra patologia emergente legata all’abuso dello smartphone (Fomo - fear of missing out). Gli adolescenti sono alla continua ricerca di approvazione, che si raggiunge attraverso like e follower: per circa il 50% di loro è normale condividere pressoché tutto, comprese foto personali, sottoponendosi alla valutazione della macchina dei ‘mi piace’. Per l’autostima di oltre tre adolescenti su dieci è importante il numero dei like ricevuti, mentre la nomofobia, da no-mobile-phone, è legata al terrore di rimanere senza telefono o senza connessione a internet e, nel 46% dei casi, genera ansia, rabbia e fastidio. Infine, le ‘challenge’ si riferiscono alle catene che nascono sui social network in cui si viene chiamati a partecipare da altri attraverso un tag. Lo scopo in genere è di postare un video o un’immagine richiesta per poi nominare altre persone a fare altrettanto. Circa un adolescente su dieci dichiara di aver preso parte a una catena alcolica sui social, bevendo ingenti quantità di alcol in pochissimo tempo. Il report si conclude con una nota sulle mode in cui il corpo e la magrezza hanno un ruolo centrale, favorendo lo sviluppo di patologie nella sfera alimentare.
Fonte: http://www.adnkronos.com/salute/