Accesso ai dati sanitari, tra opportunitą e rischi
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Rendere sempre più agevole l’accesso all’enorme flusso di informazioni disponibili, consentendo l’aggregazione di dati relativi a un numero crescente di pazienti, potrebbe avere effetti positivi sulle diagnosi e sulla gestione di patologie complesse. Spingendosi in avanti, si ritiene che alcune applicazioni dell’intelligenza artificiale siano presto in grado di effettuare diagnosi a partire dalla descrizione dei sintomi oppure di individuare i tratti comportamentali associati alla depressione. Ancora, l’aggregazione di dati potrebbe rendere più agevole per i pazienti confrontarsi con persone affette da patologie simili, magari sulla base di evidenze più oggettive di quelle che oggi condizionano molte conversazioni online in tema di salute. Diversi studi nordamericani sostengono che i pazienti con ampio accesso ai propri dati riportano - oltre a una migliore comprensione del proprio quadro clinico e a una maggiore soddisfazione - risultati trattamentali particolarmente positivi e ottenuti a costi minori per il sistema sanitario.
I dubbi rispetto a quanto prospettato tuttavia non mancano: in primo luogo, l’applicazione massiccia delle tecnologie informatiche rischia di accentuare ulteriormente le disuguaglianze di salute e il divario nell’accesso alle cure, premiando le fasce benestanti della popolazione ed escludendo i soggetti con risorse più limitate; in secondo luogo, più i dati sulla salute delle persone saranno analizzati e condivisi in rete, maggiori saranno i rischi di violazione della privacy dei pazienti. Criticità che chiamano in causa - nelle loro funzioni di riequilibrio e controllo - sia i governi sia gli altri soggetti, pubblici e privati, attivi nel settore sanitario, previdenziale e assicurativo.