20-03-2017

Adolescenti, social media e gambling

Adolescenti, social media e gambling La diffusione e l’accessibilità di mezzi tecnologici sempre più sofisticati nascondono insidie e criticità, soprattutto quando sono coinvolti minori. Se i timori rispetto ai rischi della tecnologia spesso danno luogo a prese di posizione allarmistiche con scarso fondamento scientifico, in altre circostanze le preoccupazioni trovano riscontro nei dati empirici. E’ quanto sostiene una delle più note studiose del gambling e delle problematiche connesse. Sally Gainsbury, docente presso la School of Psychology dell’Università di Sydney, parte dal presupposto che personal computer, mobile e tablet stanno agevolando e accelerando  l’accesso al gioco d’azzardo da parte dei più giovani. In particolare, il processo di convergenza digitale, ossia l’integrazione di più strumenti in un unico device attraverso la digitalizzazione, ha aggiunto una forte presenza di contenuti collegati al gambling in molti aspetti della vita quotidiana. Spesso il gioco d’azzardo viene promosso, direttamente o indirettamente, nei social media (Facebook, Twitter e YouTube) o nei giochi online. Si pensi, ad esempio, alla possibilità di scommettere sugli eSports mediante monete virtuali.
Proprio la studiosa australiana (Gainsbury et al., 2015) ha condotto una ricerca focalizzata sull’impatto sociale e personale della cangiante rappresentazione del gambling online. Lo studio è consistito in una web survey somministrata a 561 adolescenti australiani tra i 12 e i 17 anni, un quinto dei quali ha dichiarato di aver giocato d’azzardo almeno una volta nei 12 mesi precedenti, mentre il 60% dei rispondenti ha sostenuto di averlo fatto online. Dati che confermano, in linea con precedenti ricerche, che una rilevante proporzione di minorenni gioca prima di aver raggiunto l’età legale per farlo. Il 42% degli intervistati ha dichiarato di aver trovato nei social media messaggi pubblicitari legati al gioco d’azzardo e il 23% di aver giocato ai social casino games (ai quali normalmente basta registrarsi in modo gratuito su specifiche piattaforme). Di questi ultimi, il 68% ritiene di essere stato in qualche modo indotto a scommettere denaro ‘vero’ nel gioco.
Gli autori ritengono che i risultati dello studio diano sostanza ai timori che la diffusione di messaggi legati al gioco d’azzardo tramite i social media possa avere conseguenze negative sugli adolescenti. In conclusione, pur nella penuria di ricerche disponibili sull’associazione tra esposizione  ‘social’ al gambling, comportamento di gioco e sviluppo di problematicità comportamentali, Gainsbury esorta gli attori interessati (regolatori, gruppi di pressione e consumatori) a considerare attentamente gli effetti collaterali della convergenza digitale, al fine di tutelare le nuove generazioni con una particolare attenzione ai soggetti più vulnerabili.