Architettura delle scelte e comportamenti di addiction
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L’approccio dell’architettura delle scelte è una derivazione dell’Economia comportamentale, disciplina che spazia dalla Psicologia all’Economia, dalla Finanza alle Scienze della Salute. Al suo centro sta il fatto che la scelta distorta è normativa, ossia che le persone in carne e ossa non scelgono razionalmente (in linea con i classici modelli economici) e le loro deviazioni mostrano delle regolarità, ossia: gli esiti a breve termine sono più considerati di quelli ritardati, anche
quando questi ultimi hanno un valore più alto; premi più piccoli vengono scontati maggiormente rispetto a premi più grandi – le persone mostrano una maggiore disponibilità all’attesa di remunerazioni ingenti; le sequenze di esiti che finiscono in guadagni sono preferite a quelle che finiscono in perdite, anche quando nel complesso le utilità di sequenza sono equivalenti; le persone preferiscono evitare le perdite piuttosto che ottenere equivalenti guadagni.
Questo approccio complessivo è stato nel tempo adottato da alcuni governi, tra cui il Regno Unito con il Behavioral Insights Team e gli Stati Uniti con il Social and Behavioral Sciences Team. Nonostante tali sviluppi, l’implementazione e l’impatto degli interventi ispirati all’architettura delle scelte non sono stati sempre continui e soddisfacenti. In primo luogo, per essere efficaci, tali interventi devono raggiungere un’ampia platea di destinatari e dunque coinvolgere pesantemente le strutture governative, con i correlati rischi di paternalismo statale (“Lo Stato balia”) e di interferenze nella privacy dei cittadini. In secondo luogo, le applicazioni di questo approccio sono in gran parte sperimentali e condotte a un livello individuale, pertanto, per una traduzione pratica, paiono necessarie collaborazioni multidisciplinari che coprano sia i livelli di analisi individuali che di gruppo e utilizzino misure di esito adatte a ciascun livello.
Nell’area delle dipendenze, nota Tucker, sono stati sinora perseguiti due approcci generali: intervenire per correggere le distorsioni nelle scelte limitandone gli effetti negativi e utilizzare i pregiudizi che distorcono le scelte per promuovere decisioni e risultati desiderabili. Il primo approccio è allineato con gli interventi clinici e ha prodotto alcuni promettenti interventi, come quelli legati all’ episodic future thinking (la capacità di immaginare o simulare le esperienze che potrebbero verificarsi nel proprio futuro), efficace nel diminuire il fumo, il consumo di alcolici e l’assunzione di cibi non salutari. Altri esempi rimandano all’utilizzo di norme sociali per promuovere decisioni a favore della salute (ad esempio, il confronto tra il bere personale e quello di un pari, come un coetaneo, che è spesso sovrastimato). Il secondo approccio è allineato con il paternalismo asimmetrico ed è esemplificabile con i trattamenti on demand e l’opt-out per il test dell’Hiv – si suggerisce che sarebbe una buona idea fare il test e che verrà eseguito a meno che il paziente non chieda di non farlo. In sostanza, conclude Tucker, anche se la sua operatività è al momento limitata, l’architettura delle scelte ha molto da offrire per cambiare i comportamenti nei fenomeni di dipendenza. Tuttavia, il successo dipenderà da una stretta aderenza ai risultati della ricerca e da una costante attenzione alle complessità implicate nella traduzione transdisciplinare della scienza nella pratica.
Tucker, J. A. (2018). Fulfilling the promise of choice architecture interventions for addictive behaviors. Addiction.