Cala il consumo di sostanze negli Stati Uniti

Degni di nota i rilievi interpretativi degli autori dello studio. In primo luogo, la divergenza nelle traiettorie storiche delle varie sostanze evidenzia come i determinanti all’utilizzo siano specifici per ciascuna di esse. Determinanti che includono sia i benefici percepiti che le percepite conseguenze avverse che i giovani di volta in volta associano alle diverse droghe. Le notizie sui presunti benefici di una droga spesso si propagano molto più velocemente di quelle relative alle conseguenze avverse. Un fenomeno esacerbato dalla diffusione di flussi informativi su internet. Normalmente, serve molto più tempo perché le prove della pericolosità e nocività di una droga si accumulino, vengano accettate e quindi disseminate.
In secondo luogo, accanto all’affermarsi di nuove sostanze, è ciclico il ricomparire di vecchie droghe, riscoperte dai giovani generazioni dopo la loro prima apparizione. Molte droghe tornano infatti popolari ad anni di distanza, probabilmente perché la consapevolezza della loro pericolosità tra i consumatori si affievolisce da una generazione all’altra. Gli autori definiscono tale processo “generational forgetting” e citano come esempio Lsd e metamfetamine, ampiamente usate negli anni sessanta del secolo scorso e tornate in auge negli anni novanta. Eroina, cocaina, fenciclidina e crack hanno seguito pattern similari, così come, più recentemente, ancora Lsd, inalanti ed ecstasy. Un fenomeno che mette le future coorti di giovani studenti a rischio di incappare nell’uso di tali sostanze.