21-02-2017

Decision-making e dipendenze

Decision-making e dipendenze Numerosi studi dedicati al consumo di sostanze stupefacenti si concentrano sulle aberrazioni del decision-making, processi che coinvolgono ma non si limitano alle preferenze temporali, alla propensione al rischio, all’incapacità di mediare tra benefici immediati e costi (più elevati) a lungo termine. Ad ogni modo, la letteratura scientifica non spiega con chiarezza come le disfunzioni dei processi decisionali si manifestino nei diversi disordini legati all’uso di sostanze e come contribuiscano all’esordio e alla progressione degli stessi e alle fasi di recupero. Inoltre, rimane incompleta la comprensione dei processi neurocognitivi soggiacenti a questi deficit, dei migliori metodi per misurarli e di come alleviare tali disfunzioni.
Un recente lavoro di revisione e sintesi delle evidenze scientifiche disponibili sulle aberrazioni nei processi decisionali è stato condotto da Ekhtiari et al. (2017) e pubblicato da Current Opinion in Behavioral Sciences. Gli autori si soffermano su diversi ambiti specifici, misure di self-report, aspetti comportamentali, modellistica computazionale e neuroimaging funzionale, con l’obiettivo di migliorare la consistenza, la validità e l’applicabilità delle misure del fenomeno, in vista di una riduzione delle conseguenze negative di determinate scelte di consumo e abuso: un aspetto nodale della prevenzione dei fenomeni di addiction e dei percorsi di cura.  
I ricercatori non nascondono che il campo degli studi relativi ai processi decisionali individuali debba ancora affrontare sfide diversificate e complesse. In primo luogo, dovranno essere identificate le principali componenti neurocognitive del decision-making che contribuiscono alle tre fasi dell’addiction (esordio, progressione e recupero), gli strumenti per misurarle e i fattori contestuali suscettibili di influenzarle. In secondo luogo, dovrà essere compreso come le suddette componenti neurocognitive cambino con il passare del tempo negli individui in salute rispetto ai soggetti con disordini da sostanze. In terzo luogo, dovranno essere identificati gli interventi in grado di migliorare la prevenzione, la riduzione del danno e il recupero dal consumo eccessivo di sostanze. Infine, si dovrà determinare l’effetto delle variabilità individuale sui processi decisionali attraverso procedure di valutazione del rischio e ottimizzazione dei trattamenti.  Accettare queste sfide mediante approcci sperimentali e traslazionali potrebbe apportare significativi benefici alla medicina delle dipendenze, considerando le disfunzioni che incidono sui processi decisionali individuali come predittori significativi sia dell’efficacia del trattamento che del recupero e aprendo la strada a una offerta terapeutica sempre più personalizzata.
 
Fonte: Ekhtiari H., Victor T.A., Paulus M.P., “Aberrant decision-making and drug addiction — how strong is the evidence?”, Current Opinion in Behavioral Sciences, Volume 13, February 2017