27-04-2017

Disturbo da gioco d'azzardo. Una analisi dell'Istituto superiore di sanità

Disturbo da gioco d'azzardo. Una analisi dell'Istituto superiore di sanità Nei giorni scorsi è stata resa pubblica una indagine online sul gioco d’azzardo condotta dall’Istituto superiore di sanità, che ha coinvolto 343 servizi del Sistema sanitario nazionale e 137 strutture del privato sociale, rispettivamente il 56% e il 17,2% del totale. Tra i rispondenti, 184 SerD e 95 strutture del privato sociale hanno dichiarato di prevedere attività cliniche specifiche per le problematiche legate gioco d’azzardo.  Nello specifico, il 61,4% dei SerD rispondenti all’indagine prevede delle attività dedicate, il 31,5% ha un servizio specifico e il 92% dichiara di aver appositamente formato personale per operare nell’ambito del disturbo da gioco d’azzardo.  Tra le strutture del privato sociale rispondenti, il 75,8% prevede delle attività di contrasto al disturbo da gioco d’azzardo, mentre il 24,2% non ha ancora intrapreso alcuna azione specifica per mancanza di fondi, di spazi o di personale. Queste strutture affermano tuttavia di inviare, in caso di necessità, gli utenti presso i Ser.D di competenza territoriale.
L’aumento dei SerD attivi sul disturbo da gioco d’azzardo si è registrato soprattutto dopo il 2005; per quanto riguarda il privato sociale, anche se in misura molto minore, la crescita si è verificata dal 2011 al 2014. Se il 23,2% delle 95 strutture del privato sociale eroga prestazioni gratuite,  gli interventi dei Ser.D sono quasi sempre a completo carico del Ssn: solo il 2% dei servizi ha dichiarato di erogare prestazioni sottoposte a ticket e l’1% di offrire prestazioni fuori dai Livelli essenziali di assistenza.  Gli interventi più frequenti nei SerD  sono counselling (91%) e psicoterapia individuali (87%), seguiti da terapie familiari (55%) e di coppia (49%). L’offerta nel privato sociale aggiunge con più frequenza l’intervento riabilitativo/educativo e il gruppo psico-educativo. Nei servizi lavorano soprattutto medici, psicologi e assistenti sociali, con l’infermiere dedicato presente solo marginalmente (7%). Nelle strutture del privato sociale, l’equipe è mediamente formata da almeno uno psicologo e quasi sempre anche da un educatore, con il medico non presente nella maggior parte dei casi.
I SerD hanno indicato 17.688 utenti presi in carico dall’inizio dell’attività. A giocare d’azzardo in modo patologico sono soprattutto i maschi tra 41 e 50 anni (con un rapporto di 4 a 1 rispetto alle femmine, ma procedendo con l’età il rapporto cambia e, nella fascia 61-70 anni, diventa 1,8:1). I centri del privato sociale hanno invece affermato di aver fornito prestazioni a 6.195 utenti, con un rapporto maschi/femmine più basso.   


Fonte: http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato8437759.pdf