28-06-2017

Il Libro bianco sulle droghe. Serve una nuova Conferenza nazionale

Il Libro bianco sulle droghe. Serve una nuova Conferenza nazionale “Sulle droghe, la XVII legislatura italiana è stata una occasione persa, mentre cresce la popolazione detenuta proprio a causa della criminalizzazione dei consumatori e della detenzione di sostanze stupefacenti”. E’ la posizione espressa da Stefano Anastasia, presidente onorario dell’associazione Antigone e da Franco Corleone, garante dei detenuti della regione Toscana, nell’introduzione dell’ottavo Libro bianco sulle droghe presentato il 26 giugno a Roma e promosso da La Società della Ragione Onlus insieme a Forum Droghe, Antigone, Cnca e Associazione Luca Coscioni e con l’adesione di Cgil, Comunità di San Benedetto al Porto, Gruppo Abele, Itaca, Itardd, LegaCoopSociali, Lila. Il testo solleva il problema dell’assenza della politica sul tema delle dipendenze, mentre si aspetta ancora un segnale dalle istituzioni dopo che la sentenza della Corte costituzionale n. 32 del 2014 ha cancellato gli aggravamenti imposti dalla legge Fini-Giovanardi.
Secondo quanto riporta il Libro bianco, il 43 per cento dei detenuti in Italia è in carcere per violazione della legge sulle droghe. Sono 17.733 i detenuti al 31 dicembre 2016 a causa dell’art. 73 del Testo unico che punisce la produzione, il traffico e la detenzione di droghe illecite, mentre, tra i 47 mila ingressi in carcere nel 2016, sono poco più del 28 per cento (oltre 13 mila) quelli dovuti a imputazioni o condanne sulla base del medesimo articolo. Aumentano gli individui segnalati al Prefetto per consumo di sostanze illecite, con una crescita esponenziale per quanto riguarda i minori (+ 237 per cento) e pertanto “si conferma marginale il peso della vocazione terapeutica della segnalazione al Prefetto: solo 122 persone vengono sollecitate a presentare un programma di trattamento socio-sanitario; 9 anni prima erano 3 mila. Le sanzioni amministrative riguardano invece il 40 per cento dei segnalati. La segnalazione al Prefetto dei consumatori di sostanze stupefacenti ha quindi natura principalmente sanzionatoria”. Politiche repressive che colpiscono per quasi l’80 per cento i consumatori di cannabinoidi, per il 13,7 quelli di cocaina e per il 5,3 quelli di eroina, e, in maniera irrilevante, altre sostanze.
“Sono rimasti inevasi anche gli adempimenti istituzionali previsti per legge: la Conferenza nazionale triennale in debito di ormai otto anni, la Relazione al Parlamento uscita nel 2016 con inspiegabile ritardo e completata con l’aiuto totalmente gratuito delle organizzazioni non profit”. A sostenerlo è Leopoldo Grosso, presidente onorario del Gruppo Abele, ripreso da Redattore Sociale. A fargli eco nuovamente Anastasia e Corleone: “Al governo spetta la responsabilità di convocare la Conferenza nazionale, prevista dall’articolo 1, comma 15, del Testo unico sulle sostanze stupefacenti (…) al fine di individuare eventuali correzioni alla legislazione, dettate dall’esperienza applicativa”. A otto anni dalla Conferenza di Trieste è arrivato il momento di tornare a discutere e definire linee di intervento per la prossima legislatura, concludono.