Il Piano nazionale 2017-2019 contro Hiv e Aids
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Il nuovo Piano, oltre a ribadire l’opportunità di azioni di prevenzione fondate sulle evidenze scientifiche, sottolinea che una programmazione triennale efficace dovrebbe occuparsi dello stigma che sempre affligge le persone con una malattia caratterizzata, nel tempo, da profonde variazioni epidemiologiche e socio-assistenziali. Spiega Gobbi che, “malgrado i passi avanti compiuti sul fronte del monitoraggio (nel 1984 fu formalizzato il Registro nazionale Aids e nel 2008 è stato istituito il sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione di Hiv) e della ricerca, il numero delle infezioni è rimasto stabile”. Tra le priorità affermate, sicuramente la comunicazione, che riveste un ruolo fondamentale, a partire dal mondo giovanile ma non solo: “uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini, persone che utilizzano sostanze, detenuti, sex workers, persone transgender e persone che afferiscono ai centri per le infezioni sessualmente trasmissibili (…), migranti”.
Il Piano, oltre ad auspicare l’allineamento ai parametri stabiliti dall’Organizzazione mondiale della Sanità e dall’Unione europea, si sofferma inoltre su una seria criticità di fondo, ossia la mancanza di dati relativi al numero totale di persone testate per Hiv in un anno: al momento non esiste infatti una raccolta centralizzata nazionale sul numero annuo e sulle caratteristiche delle persone che effettuano un test Hiv, informazione che sarebbe di rilevante importanza per interpretare meglio i dati sulle nuove diagnosi.
Fonti:
http://www.sanita24.ilsole24ore.com/
http://www.quotidianosanita.it
Visualizza: Piano 2017-19.pdf