04-06-2019

Il ruolo degli approcci non farmacologici nella gestione del dolore

Il ruolo degli approcci non farmacologici nella gestione del dolore Il dolore è una delle principali cause di disabilità a livello globale (Dahlhamer et al., 2018; Vos et al., 2015). Il drammatico aumento delle prescrizioni di oppioidi negli ultimi dieci anni negli Stati Uniti ha contribuito all’epidemia che il paese attualmente sta affrontando, aumentando la necessità di soluzioni a lungo termine per trattare il dolore (Rudd et al., 2016). Una situazione che sta attirando l’attenzione della comunità medica e dei policymaker, determinando nuove riflessioni sulla gestione del dolore. E’ questo il punto di vista di Daniel Cherkin, ricercatore emerito presso il Kaiser Permanente Washington Health Research Institute. Si avverte, insomma, negli ambienti clinici e accademici statunitensi, l’urgenza di sviluppare un nuovo approccio che riconosca la complessità e la natura biopsicosociale dell’esperienza del dolore e la necessità di una sua gestione multiforme, mediante terapie farmacologiche e non. Del resto, quei modelli di assistenza che forniscono assistenza integrata centrata sul paziente, e basati sull’evidenza interdisciplinare (con un sistematico coordinamento degli aspetti medici, psicologici e sociali), hanno dimostrato di ridurre effettivamente il dolore.
L’entità dei problemi gemelli del dolore cronico e della dipendenza da oppioidi, combinati con il panorama mutevole della gestione del dolore, hanno spinto la National Academy of Sciences a convocare un seminario (Washington , 4-5 dicembre 2018) per discutere lo stato dell’arte degli approcci non farmacologici alla gestione del dolore, le criticità e le direzioni future. L’incontro è stato pensato per fare il punto sulle evidenze disponibili in tema di efficacia e sicurezza degli approcci non farmacologici alla gestione del dolore e per raccogliere e sistematizzare le informazioni sui modelli di assistenza emergenti per le persone afflitte da dolore cronico. Inoltre, il workshop ha esplorato le barriere e le opportunità esistenti e i cambiamenti politici necessari per facilitare l’implementazione di sistemi integrati di cura che includano trattamenti non farmacologici.
In conclusione, gli esperti convenuti hanno enucleato alcuni temi cruciali da affrontare nel prossimo futuro, tra cui:
• il divario educativo relativo alla gestione del dolore e la necessità di investire sulle risorse umane in aree critiche, modificando il rilascio delle autorizzazioni e le politiche di accreditamento;
• la necessità di nuovi modelli per facilitare le cure non farmacologiche, rimuovendo costi e barriere di accesso, fornendo supporto ai clinici e valutando l’efficacia dei trattamenti multimodali, anche tramite l’uso dei big data;
• campagne di educazione pubblica sul dolore, coinvolgendo anche le aziende attive in ambito sanitario.