Le ricadute familiari del gioco d'azzardo problematico

Se la letteratura quindi suggerisce che ideazione suicidaria e tentativi di suicidio sono comuni nei giocatori problematici, una interessante linea di ricerca è stata proposta in tempi recenti da Black et al. (2015). Gli autori hanno esaminato la prevalenza suicidaria nei giocatori problematici e nei loro parenti di primo grado (genitori e figli), analizzando 95 giocatori problematici e 1.075 famigliari (e un gruppo di controllo di 91 soggetti) e riportando i seguenti risultati:
il 37% dei giocatori problematici del campione non ha riferito una storia di ideazione suicidaria o di tentativi di suicidio, il 27% ha avuto ideazioni suicidarie, il 36% ha tentato il suicidio, anche se nel 38,2% dei casi il tentativo/i hanno preceduto l’esordio del gioco problematico e dunque non possono essere riconducibili ad esso;
contando che ben il 63% dei giocatori problematici ha dichiarato ideazione suicidaria o tentato suicidio rispetto al 13% del gruppo di controllo, il tasso di divorzio è più altro per i giocatori con tentativi di suicidio (73%) rispetto a quelli con semplice ideazione (61%) e a quelli senza tendenze suicidarie (55%);
i tentativi di suicidio sono più frequenti tra i famigliari dei giocatori problematici rispetto al gruppo di controllo dei famigliari, con una probabilità quasi doppia.
Lo studio pertanto, pur riconoscendo il ruolo concorrente dei disturbi psichiatrici e dell’abuso di sostanze, corrobora l’associazione tra gioco d’azzardo problematico e suicidalità ed evidenzia i rischi in tal senso anche per i familiari stretti dei giocatori, che dovrebbero quindi essere considerati soggetti vulnerabili e oggetto di attenzione da parte del sistema di prevenzione e cura.
Fonte: Black D. W., Coryell W., Crowe R., McCormick B., Shaw M., Allen J. (2015), “Suicide ideations, suicide attempts, and completed suicide in persons with pathological gambling and their first‐degree relatives”, Suicide and life-threatening behavior, 45(6), 700-709.