23-11-2017

Migranti e abuso di sostanze

Migranti e abuso di sostanze Sebbene non recentissimo, risulta di interesse un articolo pubblicato dall’American Journal on Addictions (Qureshi et al. , 2014) il quale, constatando che le ricerche statunitensi evidenziano tassi di problematicità nell’uso di sostanze stupefacenti più bassi tra gli immigrati rispetto agli autoctoni, indaga le differenze tra migranti e nativi rispetto all’abuso di, e la dipendenza da, sostanze.  L’analisi si riferisce a quanti hanno avuto accesso ai servizi di assistenza primaria nelle regioni spagnole di Aragona e Catalogna.  In particolare, sono stati intervistati oltre 3mila pazienti, divisi equamente tra migranti e autoctoni, con un rapporto bilanciato per genere ed età. L’abuso di sostanze e la dipendenza riferiti si sono rivelati più accentuati nella popolazione dei nativi (abuso di alcol: 5,1% vs. 2,6%; dipendenza da alcol: 3,3% vs. 2,6%; altri tipi di abuso di sostanze: 3.4% vs.0,4%; altre tipologie di dipendenza: 0,5% vs. 4%). Notevoli le differenze riscontrate tra i differenti gruppi etnici, con genere femminile, età matura, più elevato livello di istruzione e situazione abitativa stabile come fattori protettivi rispetto al disturbo da uso di sostanze.
Se è vero che gli immigrati presentano livelli più bassi nell’abuso di alcol e sostanze, è altrettanto vero che, all’interno di questa sotto-popolazione, chi è dedito al consumo delle medesime sostanze risulta esposto a maggiori rischi di abuso e di comorbilità relative alla salute mentale.  Ciò sarebbe connesso alle specificità culturali dei migranti, che spesso stigmatizzano pesantemente l’uso di sostanze, al punto da indurre la marginalizzazione sociale degli abusatori, con conseguente scarso  accesso al trattamento.  Interessanti in proposito le evidenze emerse dal lavoro di un gruppo di ricercatori italiani (Pavarin et al., 2016) che, con l’obiettivo di descrivere la relazione tra status migratorio, uso di sostanze psicoattive legali e illegali e disordini psicologici percepiti in un campione di minori, hanno condotto interviste tra studenti (13-16 anni) reclutati nelle scuole medie inferiori e superiori.
La ricerca descrive la normalizzazione della presenza delle sostanze psicoattive nei contesti di vita dei minori, con esordio precoce e indifferenziazione nelle ragioni di utilizzo (ricerca del piacere, curiosità, motivi ricreazionali). Nel dettaglio, emergono aspetti poco conosciuti di una società sempre più multiculturale come quella italiana, dove un sotto-gruppo specifico, rappresentato dai minori di seconda generazione, mostra spesso sintomi di malessere psichico, ansia e depressione rispetto ai quali l’uso di sostanze pare assumere una valenza di auto-cura.
 
Fonti:
Qureshi, A., Garcia Campayo, J., Eiroa-Orosa, F. J., Sobradiel, N., Collazos, F., Febrel Bordejé, M., Roncero, C., Andrés, E., Casas, M. (2014), “Epidemiology of substance abuse among migrants compared to native born population in primary care”, The American Journal on Addictions.
Pavarin, R.M., Emiliani, F., Passini, S., Mameli, C., Palareti, L. (2016), “Risky consumption, reasons for use, migratory status and normalization: the results of an Italian study on minors aged between 13 and 16”, International Journal of Migration, Health and Social Care, 12(4), 264-277.