07-03-2017

Trattamenti sostitutivi in carcere e rischio di morte dopo il rilascio

Trattamenti sostitutivi in carcere e rischio di morte dopo il rilascio I soggetti abusatori di oppioidi che si trovano in detenzione sono ad alto rischio di decesso dopo il rilascio dal carcere, motivo per cui un nutrito gruppo di ricercatori (Marsden et al., 2017) ha tentato di dimostrare che i trattamenti sostitutivi in carcere possono essere efficaci nel ridurre la suddetta eventualità. Lo studio ha coinvolto 39 carceri britanniche (di cui sette femminili) e oltre 15mila partecipanti, 8645 dei quali esposti a trattamenti sostitutivi. Gli oltre 6mila soggetti rimanenti non hanno ricevuto trattamenti sostitutivi, li hanno interrotti o hanno assunto solo in piccole dosi il farmaco sostitutivo.
Diversi gli outcome presi in esame: la mortalità generale nelle prime quattro settimane dalla scarcerazione, le morti collegate a intossicazione da droghe nello stesso lasso di tempo, la mortalità generale e le morti collegate a intossicazione da droghe tra le quattro settimane e l’anno dalla scarcerazione, l’ammissione a una comunità terapeutica entro le prime quattro settimane dal rilascio dal carcere. L’analisi ha inoltre considerato l’uso di droghe iniettabili e di cocaina, il consumo problematico di alcol, l’assunzione di benzodiazepine, il trasferimento carcerario e l’ammissione al trattamento in comunità.
I risultati, pubblicati recentemente dalla prestigiosa rivista Addiction, evidenziano una associazione tra i trattamenti sostitutivi in carcere e la riduzione del 75% nella mortalità generale e una associazione tra i medesimi trattamenti e la riduzione dell’85 % delle morti legate a intossicazione da droghe nel mese successivo al rilascio dal carcere. 

Fonte: Marsden J., Stillwell G., Jones H., Cooper A., Eastwood B., Farrell M., Lowden T., Maddalena N., Metcalfe C., Shaw J., and Hickman M. (2017), “Does exposure to opioid substitution treatment in prison reduce the risk of death after release? A national prospective observational study in England”, Addiction, doi: 10.1111/add.13779.